Vigilia di Natale: guadagnamoci sul campo la felicità

Milano, 24 dicembre 2019

Esco di rado e parlo ancora meno recitava un famoso testo di Ivano Fossati e mai come in questi anni  di apparenza compulsiva, queste parole risuonano come necessarie, curative.  Siamo spinti a mostrare tutto quello che viviamo, anzi mostriamo molto di più di quello che realmente riusciamo a vivere. Centinaia di video di concerti, foto di viaggi e di più: condivisioni di momenti assolutamente privati come l’estetista, il tinello di casa, il dolore, la malattia.

Urliamo al mondo il nostro semplice aprire gli occhi, i nostri cereali, la tazza nuova. Non riusciamo più a dare valore ad un gesto se confinato nella nostra area privata. Sembra non ci siano più aree private e anche il lutto si spettacolarizza. Rivendicazioni on stage e a telecamere rigorosamente accese. Benedetta anche la perdita se mi consente di essere lì al centro a dire quanto sto soffrendo e che quel dolore è mio, attaccato al petto come una medaglia. Se amo o ho amato dovrei riuscire a conservare nel mio cuore questa bellezza che esiste anche se non la porto in qualche salotto o sulle pagine dei miei social. E invece assisto a una corsa ossessiva al dire, al rivendicare, al sapere spicciolo, allo sbandierare prima di tutti. Elenchi di artisti che vanno a Sanremo offerti con mesi e illazioni in anticipo,  sospetti spacciati per notizie. Perché quello che conta è mostrare quanto siamo bravi, non esserlo davvero.

Credo che dovremmo concederci un periodo di detox, di riabilitazione, qualche tentativo concreto di stare in un momento che sia solo ed esclusivamente nostro, perché poi la morte lo sarà e noi ci arriveremo impreparati se penseremo di poterla neutralizzare con un selfie. E nei selfie non siamo quelli che vediamo dopo 10 minuti di filtri di instagram, ma quelli appena prima che hanno il naso schiacciato e qualche ruga un po’ feroce sugli zigomi (cit).

In questi giorni di Natale penso che il regalo utile sarebbe spegnere per un attimo la luce, rimandare una foto, cercare di godere della bellezza solo per il gusto di essere felici: lì e da soli.  Provare insomma a non essere quelle luci stile Las Vegas che brillano volgari dai balconi, ma quelle semplici parole scritte in oro sui cartoncini bianchi che ci augurano Buon Natale e felice anno nuovo. E guadagnamocela sul campo quella felicità, non con il filtro nuovo di photoshop. Domani vi aspetto qui per condividere l’ultima intervista del 2019 con Chiara Galiazzo. 

Buona Vigilia, buona attesa del Natale. 

Paola Gallo

 

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