Milano, 10 aprile 2019
C’è un calore speciale nella stanza quando c’è Fabrizio Moro. E’ la sicurezza di una memoria, di una gentilezza e di un’amicizia che non passa mai nonostante le strade intraprese. Fabrizio è un ragazzo coerente, di una sensibilità incredibile. Sente e racconta la vita con un linguaggio diretto, sincero. Negli anni la rabbia e il dolore si sono lasciati consolare dalla vita, dalla fede e dall’amore ed oggi quello che racconta il suo nuovo album Figli di nessuno (qui la mia recensione) è un neo 44enne in pace con se stesso, o che almeno ci prova. Raccontando il disco prima della nostra video intervista, parla del suo dolore per i ragazzi che in Italia non trovano una collocazione lavorativa e sono costretti a partire, dei suoi figli e soprattutto di Libero a cui è dedicata Filo d’erba. In lui rivede se stesso e il suo dolore adolescenziale accentuato dalla separazione dei genitori. L’Italia, che Fabrizio ama molto, è come una donna che abbiamo tradito. A proposito della vicenda Cucchi tornata d’attualità con l’ammissione totale di colpa dopo 10 anni da parte dell’arma dei Carabinieri, Moro elogia la forza della sorella Ilaria e ricorda che quando scrisse il brano Fermi con le mani solo Vincenzo Mollica gli diede un piccolo spazio in un Tg. Ha ascoltato il disco di Ultimo e gli piace, se sarà con lui a luglio all’Olimpico? Penso di sì, siamo talmente in confidenza che magari me lo chiede il giorno prima… IL RESTO NELLA VIDEO INTERVISTA.
Paola Gallo©