Milano, 12 giugno 2018
“Mi dai da riflettere e gioia per le differenze, mi dai ridendo 2 lacrime…” con Sputnik, Luca Carboni è sempre nella cronaca, (in)consapevole sostenitore dell’amore, fisico, universale, eterno, latente, infinito. E’ 2 come noi due, come la seconda traccia di Sputnik, il suo nuovo disco. Sempre più moderno, sempre più contemporaneo.
“Non ti preoccupare se non sai ballare, tu non devi fare finta che non sai amare” (Ogni cosa che tu guardi) confessioni sentimentali che non hanno bisogno di perdersi nei ricordi del passato, perché Luca Carboni sta sempre nel suo tempo fatto di suoni e parole. Silenzi e canzoni d’autore con le macchie di Kandinskij in piena pop art: squarci di colore di un’estate che non è mai finita. Forse addirittura quella di Mare Mare (che però è uscita in inverno) o de Le ragazze e le feste dentro al cuore.
Sputnik è un disco che arriva a confermare la splendida forma di Luca, impavido e coraggioso frequentatore di indie rock e autori scovati nelle periferie, prima che diventassero vere rockstar della scrittura. Qui lo troviamo con Calcutta in Io non voglio, con Giorgio Poi in Prima di partire, con Flavio Pardini Gazzelle in L’alba e con una delle coppie di autori protagoniste del nuovo pop italiano, Daniele Coro e Federica Camba, che insieme a Valerio Carboni firmano Una grande festa. Tornano anche autori già sperimentati come Alessandro Raina e Dario Faini per Ogni cosa che tu guardi.Intuitivo, sensibile, capace di portarci idealmente e magicamente in orbita senza mai perdere di vista la terra, così bella vista da lassù, per dirla con Yuri Gagarin.
Dodicesimo album d’inediti della sua carriera, Sputnik è un disco magicamente e splendidamente pop, che si fa carico di trasportare concetti importanti come quelli di Una grande festa facendo finta di sfornare hit estive, latitnerie qualsiasi. Eppure alla fine del viaggio, la title track conosce tutta la malinconia delle vecchie strofe. Rabbie da domare e racconti di vita che si accumulano con qualche magone, appoggiato casualmente alla vita come un invito ad un ballo.
La vita è l’unico modo per essere felici, recita del resto Prima di partire con quello scorcio di luce e malinconia elettronica che permea gran parte della letteratura musicale di Carboni che realizza anche le illustrazioni per l’artwork del disco, in stile propaganda sovietica degli anni ’50/’60. Un percorso di scrittura e ricerca durato circa un anno, realizzato insieme al produttore Michele Canova che ha anche mixato l’intero disco e al maestro arrangiatore e tastierista Christian Rigano.
Un disco fisico ma anche politico, che traccia solchi profondi, con la leggerezza di un volo nello spazio.
Paola Gallo©