Milano, 1 settembre 2017
Nina Zilli aveva davvero bisogno di scrollarsi di dosso un po’ di perfezione e riprendersi quel diritto al disordine (anche musicale) che le sta così bene addosso. L’ho vista non sbagliare una nota né un tacco al teatro Dal Verme di Milano con canzoni cucite come i tubini anni 50 che indossava e mi sono trovata a chiedermi dove fosse la parte ribelle, il maschiaccio che conoscevo, la ragazza con la cofana e il reggae nel cuore. Sono stata davvero felice quando ho ascoltato “Mi hai fatto fare tardi” (Faini, Calcutta, Tommaso Paradiso) perché intravedevo la ragazza intelligente, ironica e ribelle che ho ritrovato a cena a Palermo lo scorso giugno.
Modern Art, il suo nuovo album, è un disco fatto di disegni e sogni musicali, di libertà. Di generi che si mischiano con grande disinvoltura e senza paura di sbagliare. Mi piace già dalla grafica di copertina con qualche predilezione per le canzoni che stanno meno in un genere: Domani arriverà (modern art) che sarà anche il prossimo singolo radiofonico, Butti giù con il featuring del suo amico J-Ax, Ti amo mi uccidi, 1XUNattimo.
Disposta a giocarsi già dalla copertina spettinata, Nina Zilli ritrova in questo disco la sua parte più vera, quella che le consente di usare la voce Come un miracolo, il semi gospel che chiude il disco e che allaccia concetti d’amore a riflessioni su un futuro di pace possibile: “serve il coraggio per resistere come un salto nel blu“. Prodotto da Michele Canova, scritto in larga parte dalla stessa Nina e da un team di autori ormai consolidato, Modern Art rispetta le intenzioni e il significato del titolo: è un disco libero, che sa volare dal centro città alla Giamaica, che racconta un tempo fatto di dolore e ricordi, ma anche di impegno e speranza. Tra poche ore porterò queste riflessioni alla diretta interessate e vi racconterò le sue reazioni qui. A più tardi.
Paola Gallo©