Milano, 7 marzo 2017
“Cerco solo il modo di trovare la pace che non ho” ecco nella canzone che apre e dà il titolo al nuovo disco di Fabrizio Moro, il senso di tutto il suo vagare. Semplice come fare rap e provare a sentirsi: “Semplice come te che ora guardi le nuvole e ci credi che tutto è possibile che ogni cosa sta lì ed è afferrabile tu sei quello che io vorrei essere”. Un “tu” che è parlare a se stessi, come spiega durante un incontro stampa di presentazione del nuovo lavoro in uscita il 10 marzo.
Pace è un disco in movimento anche musicalmente, toglie il fiato con “le storie descritte nelle canzoni” e lascia solo il tempo di qualche ballata , tra cui la sanremese Portami via: <<Eravamo indecisi se portarla all’Ariston, troppo intima, troppo personale, tant’è che ho avuto difficoltà a cantarla e si è sentito>>. Un disco fatto di verità impellenti e urgenza di raccontarsi con alcune canzoni musicalmente più soft messe a fare da sipario all’incedere intenso dell’arrangiamento che piazza i testi nello stomaco, come pugni imprevisti e che spiega meglio com’è la vera dimensione live di Fabrizio, che vuole uscire dall’immagine collettiva del cantautore triste e somigliare di più al musicista dei concerti che stabilisce un vero rapporto di visceralità tra lui e il pubblico.
<<Mi sono trasferito vicino a Viterbo. Ci ho scritto tutto l’album. Ho fatto una vita che prima mi metteva paura, a contatto con le persone. Ho quasi 42 anni e sono cambiato forse anche per questo. Raccontare solo una realtà cruda e rabbiosa non va bene. Quando sei troppo incazzato ti capiscono solo gli incazzati. Cambiare tono, non significa snaturarsi ma arrivare a più persone. Un po’ come la Tv che è un compromesso giustificato e che non mi snatura. Faccio l’insegnante e non il coach ad Amici perché è un ruolo che mi si addice di più e per fare 100 date all’anno invece che 20. Il primo maggio ad esempio ho fatto il passaggio ad Amici e il concerto in Piazza San Giovanni. La cosa più importante è scrivere canzoni e divulgarle. Avevo paura della critica e del fan che mi accusasse di essermi venduto, ma per fortuna non è stato così.>>
Moro è uno dei cantautori che si fanno più domande e che mettono sul piatto e sulla vita loro stessi nella totalità, costi quel che costi. Belli e complementari in questo senso i due brani centrali del disco: L’essenza che lo racconta con un’onestà commovente: “Si spezza la forza che hai avuto tutta la rabbia con cui sei cresciuto la tua corsa che impreca la meta si spezza un’ anima che resta inquieta” e Sono anni che ti aspetto: “Ci sono cose che non riesco più a dimenticare sono le stesse che non ho imparato mai a capire le convinzioni non saranno sempre uguali neanche quelle che oggi sembrano normali la differenza fra ogni uomo sta nell’intenzione e ora so che posso scegliere”.
Giocattoli: <<Parlavo più con Jeeg Robot che con le persone, per questo ho scritto questo pezzo. Io ho proprio bisogno di imparare a vivere normalmente. Amici è stato terapeutico, volevo mettere in guardia i ragazzi. Ho portato la mia esperienza. Ho spiegato che la popolarità finirà. Di lì parte tutto. Nella vita è quasi più importante avere forza che talento. Nei loro occhi rispetto ai cantautori della mia età c’è meno convinzione, io non mollavo mai. Non si esauriva mai la mia forza”.
E’ più forte l’amore: <<Non sapevo Bianca Guaccero cantasse così bene, in tre takes abbiamo registrato il duetto, io di solito ci metto tantissimo tempo in più>>
Il 20 aprile Fabrizio suonerà al Fabrique di Milano ed è proprio di oggi la notizia del raddoppio di Roma il 26 e 27 maggio al Palalottomatica: <<Non vedo l’ora di suonare, speriamo di raddoppiare anche Milano…In questo disco mancano le pagine sociali che hanno sempre caratterizzato i miei dischi, ma nessuno stia tranquillo, ho ancora voglio di rompere i c******i>>. In fondo lo si ama anche per questo.
Paola Gallo