Milano, 26 ottobre
Ieri ho incontrato Eugenio Finardi, quello che 40 anni fa cantava: “La prima volta che ho fatto l’amore non è stato un granchè divertente” o “Io volevo sapere la vera storia della gente, come si fa a vivere e cosa serve veramente. Perché l’unica cosa che la scuola dovrebbe fare: è insegnare a imparare” o ancora “Il primo buco l’ho fatto una sera a casa di un amico così per provare
e mi ricordo che avevo un po’ paura c’è molta violenza in un ago nelle vene…”
L’uscita di un cofanetto che raccoglie i 5 primi dischi di Eugenio Finardi Non gettate alcun oggetto dai finestrini (1975) Sugo (1976), Diesel (1977), Blitz (1978) Roccando Rollando (1979) dal titolo emblematico “40 anni di musica ribelle” è occasione per riascoltare musica ruvida, fatta di sogni e rock italiano, ma anche per fare il punto su un’Italia che non cresce, non si evolve e che, a differenza degli anni 70, non ha neppure più sogni da spendere.
Se qualcuno la chiamasse operazione nostalgia sbaglierebbe. Finardi è molto più contemporaneo di molti ventenni drogati di solitudine, immuni dall’impegno sociale e senza un briciolo di ribellione. E se vorrete toccare con mano, il 4/11 a Milano al Teatro Dal Verme, il progetto suonerà live con una band, anzi due. Prendetevi 10 minuti per guardare questa intervista fatta con la lentezza che la bellezza di una conversazione può regalarci.
Paola Gallo©
PaolaGallo©