Canzoni quasi d’amore
di Francesco Carrubba
Scrivere poesie a 30 anni

Milano, 21 ottobre
Poesia contiene in sé sogno e timore. Evoca voli e baci d’amore, ma se poi cerchi di analizzarla, fai il giro largo temendo di non capirla. Ho fatto il liceo classico e 20 anni dopo (circa) è passato di lì  anche il  mio amico Francesco Carrubba. Deve essere questa deformazione scolastica ad aver portato lui a pubblicare un libro di poesie e me a parlarne in questo blog.
Perché un ragazzo di poco più di 30 anni scrive poesie?
La scrittura è un’esigenza espressiva, per raccontare me stesso, il mondo e la mia generazione, ma è anche il risultato del fascino che la musicalità e la melodia delle parole esercitano. Il termine “poesia” può spaventare e far pensare a testi difficili o noiosi. La sfida sta nel trovare una nuova strada, in sintonia con i nostri tempi. La poesia può rivelarsi, a sorpresa, molto adatta alla contemporaneità, a volte più della prosa: i versi e le rime sono brevi e diretti, richiedono meno tempo per essere letti, arrivano al cuore di grandi e piccoli; interpretati ad alta voce, possono emozionare una platea, possono essere “spettacolarizzati” e possono risultare molto “social”. Insomma la poesia è un genere letterario di nicchia ma è viva e vegeta. Esiste un universo in fermento di libri, autori, concorsi, circoli, reading e presentazioni, tutto da scoprire.
Certi testi musicali possono essere considerati poesia a dispetto di quanto affermino gli autori?
I testi delle canzoni d’autore possono certamente essere considerati poesie. Il Premio Nobel per la Letteratura a Bob Dylan lo conferma. Ho scelto il titolo “Canzoni quasi d’amore” per raccogliere testi che parlano di sentimenti, di attualità e lavoro, di metropoli e provincia, perché c’è amore anche lì. Inoltre “Canzoni quasi d’amore” richiama il titolo di una bella poesia in musica di Francesco Guccini, contenuta nell’album “Via Paolo Fabbri 43” che compie 40 anni proprio nel 2016.

Insomma anche se la poesia viene saccheggiata perlopiù per gli hashtag su twitter, per i cartigli dei baci Perugina o per i siti dedicati agli aforismi, Francesco sbandiera il suo ottimismo e sente che il suo libro verrà letto.

“Canzoni quasi d’amore” è il titolo della sua raccolta di poesie ed è stata scelta tra 200 per la finale del Premio Casa Museo Alda Merini 2016. Contiene “Mille”, testo premiato al concorso nazionale La poesia del lavoro 2016 nella sezione Giovani, e “Piacevole catastrofe”, poesia selezionata per la finale del Premio Fabrizio De André 2016. Nell’introduzione alla raccolta c’è un consiglio di Stefano Benni. E il pudore di chiamarlo “consiglio” e non prefazione è già poetico in un’epoca dove una pacca sulla spalla è considerata assoluto appoggio e/o condivisione totale.
Il libro, preordinabile tramite campagna di crowdfunding, uscirà in due versioni tra qualche giorno: eBook e cartaceo, attraverso il servizio StreetLib.com. Parti di testo vengono svelate pian piano sui canali web di “Canzoni quasi d’amore”: la pagina Facebookil profilo Twitter e il sito-blog.
E non pago di tutto questo fermento letterario, Francesco ha pensato anche a “Poesia di strada“, ovvero comporre testi spontanei con una macchina da scrivere ovunque sia possibile e per chiunque lo voglia. Durante le performance, chi vorrà potrà chiedere una poesia, anche indicando un “tema” amato o sentito come urgente in quel momento: tu dai una parola e Francesco   ci scrive una poesia che resta al committente. Come un aedo che al posto della lira imbraccia una macchina da scrivere.
Pubblicare un libro di poesie a poco più di 30 anni è un’idea folle, pensare di spacciarle per strada come droga culturale è surreale  ed è proprio per questo che supporto Francesco e il suo bisogno di poesia.
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Paola Gallo©
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