Milano, 5 maggio 2022
Guglielmo Bruno è diventato grande anche se, per citare il suo alter ego Willie Peyote: “Diventare grandi vuol dire realizzarsi oppure accontentarsi e non provarci più?” . Sicuramente Pornostalgia, il suo nuovo disco, è la dimostrazione che il pensiero non si è sopito e nemmeno il senso critico. Ascoltare e non sentirsi sereni. Sorridere, condividere, provare amarezza ma anche felicità. Un discorso intelligente di questi tempi è un UFO e forse anche una chiarezza lucida e dolorosa come quella messa in campo in questo disco. La sensazione è che la popolarità, il successo di Iodegradabile (qui la mia recensione) abbia interrogato l’autore a diversi livelli: libertà, denaro, apparire, in fondo i temi classici sui quali però tutti tendono a chiudere un occhio e la coscienza. Dentro questo disco invece pulsa la voglia di verità e di non fare sconti nemmeno a se stessi: Da All you can hit a Robespierre (forse la sua Cyrano) fino al finale di Sempre lo stesso film, il disagio di non sentirsi al posto giusto, mai.
E poi la malinconia dell’amore che so già prima come va a finire (La casa dei fantasmi), come ne La colpa al vento, il vero capitolo due de La tua futura ex moglie. Ma Pornostalgia ha un respiro molto più ampio, sfugge alle regole, alle classificazioni. E’ un disco per non stare comodi o forse per stare dalla parte del torto, che come ben sappiamo quella della ragione era già occupata. Per saperne di più GUARDA LA VIDEO INTERVISTA A WILLIE PEYOTE.
Paola Gallo©
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