Milano, 30 aprile 2021
Parte sinfonico, come è giusto che sia, il ritorno discografico (rinascita) di Motta. A te è la canzone (manifesto) che apre Semplice, un disco che tenta di fuggire dalle norme e rendersi allo stesso tempo necessario. Un viaggio contro le aspettative (anche di quei pochi di 10 anni fa) dedicato a chi non riesce a nascondere il cuore semplicemente così. Motta è sicuramente un caso raro di coerenza, uno che a Sanremo si è chiesto Dov’è l’Italia amore mio e ha invitato Nada per stima e non per voglia di vincere. Semplice come la piccola parte di me che preferisco, come la voglia di distinguersi dagli altri narra nella title track raccontando in fondo l’urgenza di questo nuovo disco. Nero su grigio, come la copertina che lo accompagna e un finale musicale, lungo e nervoso, che arriva subito dopo le ultime parole (scritte con Dario Brunori Sas) Anche col cuore che balla, la lingua per terra, ci provo a cavarmela.
Tra i Cure e Tenco, Motta ritrova la sua precisa identità vocale che affonda su una scrittura importante che si arrende alla possibilità di essere felice (nel disco precedente i prodromi con E’ quasi come essere felici), senza schemi prefissati, al riparo dall’illusione della celebrità (Via della luce), un cammino che passa anche nei pressi di Francesco De Gregori, chiara influenza in Qualcosa di normale, condivisa vocalmente con la sorella Alice. Semplice è un disco di momenti, di vita, di resistenza, di riflessioni su quello che conta davvero (in primis l’amore senza la paura di lasciarsi andare). Tra i musicisti coinvolti, molto presenti nella registrazione, il percussionista brasiliano Mauro Refosco e il bassista Bobby Wooten che hanno lavorato con Motta da remoto da New York. Semplice suonerà live con la band questa estate con due date già previste: il 21/7 al Carroponte di Sesto San Giovanni (Milano) e il 10/9 a Roma. ECCO LA MIA VIDEO INTERVISTA ESCLUSIVA.
Paola Gallo©
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