Milano (Sanremo), 7 marzo 2021
Ho seguito questo Festival di Sanremo 70 + 1 da remoto ed è stato strano ma comunque totalizzante. Non era facile tenere le fila di uno spettacolo senza pubblico (in sala) anche se a me non è mancato, perché in genere è formato da amici, parenti, presidenti, i soliti noti vestiti di lustrini e non di corpi disposti a sudare per la musica, ma sicuramente è stato un vuoto importante per chi costruiva lo show. Per dirvi cosa mi è piaciuto parto da Amadeus: 5 serate senza un inciampo. Simpatico, disponibile, rassicurante, bravo in una parola. E Fiorello, che si conferma l’assoluto fuoriclasse della porta accanto. Non sarà facile sostituirli e, come sempre, il problema non è l’età, ma la bravura e la competenza. Lo hanno dimostrato i Maneskin che hanno una media di 20 anni e hanno vinto meritatamente il festival e Ornella Vanoni che a 86 se li è magnati tutti. Piccola parentesi: che bello se Gabbani avesse cantato Viceversa, considerato il bene che mi ha fatto Diodato la prima sera.
Felice per il premio della critica Mia Martini (sala stampa) a Willie Peyote che, come sapete, ho votato e condiviso e anche per il riconoscimento delle radio a Colapesce-Dimartino (qui in una stralunata intervista estiva) che hanno portato Musica leggerissima proprio dove ce n’era bisogno. Loro, capaci di testi profondissimi.Venendo al podio, liquiderei con le stesse parole di un tweet notturno la questione Ferragnez Michielin: Federico e Francesca hanno fatto bene il loro, Chiamami per nome non è affatto scandalosa in finale ed è naturale che Chiara Ferragni chieda di votare per il marito. Nessuno scandalo visto che il televoto è il metodo accreditato per la serata finale. Piuttosto rifletto sul fatto di quanto sia piaciuta al pubblico Un milione di cose da dirti di Ermal Meta, perché non sarebbe bastata la sua fanbase a portarlo così in alto. Terzo classificato (+ il premio Miglior composizione musicale Giancarlo Bigazzi per la composizione) sono un eccellente traguardo. La vita di Ermal fortunatamente è fuori di lì e la democrazia ha sempre i suoi aspetti negativi.
Sono sinceramente dispiaciuta per il cattivo piazzamento di Fulminacci ma è talmente giovane e bravo che avrà tempo di rifarsi agli occhi del pubblico generalista. Bene Madame (premio Bardotti per il miglior testo), mia colpevole e tardiva scoperta. Ne esce con le ossa ammaccate invece Aiello, perché si è visto frizzare le chances di farsi conoscere a un pubblico ampio, da un crudele meme. Questi (di nuovo) sono i social bellezza che possono allargare la tua popolarità se sei disposto a ridere crudelmente di tutto, dai Naziskin di Orietta all’urlo di Aiello. Meridionale è un bel disco e lui ha tempo di rifarsi. Mi dispiace anche per Ghemon, ero certa che sarebbe stato il suo Momento perfetto. In radio la sua eleganza per fortuna suona forte.
Chiudendo gli occhi ecco gli ultimi luminosi flash: Max Gazzè e la sua straordinaria tenacia nel difendere l’arte (qui la mia intervista), Lo stato sociale sempre e comunque militante, Malika Ayane luminosa e fulgida, i Negramaro che cantano Lucio. Purtroppo non sono mai decollate sul palco le canzoni di Francesco Renga e Noemi, entrambi bravissimi con le canzoni giuste. Quello che rimane infine, con solida urgenza, è che dobbiamo tornare a poter godere della musica dal vivo, dobbiamo abituarci a considerare lavoro anche la cultura, ma non quella polverosa delle sovvenzioni statali, bensì tutto il fluire di cantine, concerti, teatri amatoriali, vivai e stadi. Io personalmente sono in astinenza e, Sanremo ci ha dimostrato che con il giusto protocollo SI PUO’ FARE.
Paola Gallo©