Milano, 15 dicembre 2020
Zucchero è un artista e, prima di tutto un uomo, generoso. E’ il padrino della figlia di Sting, condivide grigliate e canzoni con Bono e famiglia, traduce testi di Michael Stipe (Amore adesso!) e provvede personalmente al sostentamento della sua crew: “perchè è l’unico modo per essere certo che il danaro andrà a buon fine“. Eppure non ho mai riscontrato in lui il benchè minimo atteggiamento da divo. Saranno le origini contadine, il confine dell’appennino che diventa stimolo per partire, o semplicemente la sensibilità, ma nella sua musica e nelle sue parole si trova sempre un guizzo di ironia, intelligenza e consolazione. Libertà di espressione, costi quel che costi, musica che esce dallo schema della fruizione odierna. Insomma un talento da proteggere augurandosi che un giorno possa attraversare la tua strada.
L’occasione di incontro virtuale è data dall’uscita di D.O.C. Deluxe Edition che ripropone il disco uscito un anno fa (qui la mia intervista a Zucchero) e 6 canzoni inedite: “Succede”, “Facile”, “Non illudermi così”, “Wichita Lineman”, “Don’t Cry Angelina” e “September” duettata con Sting. Zucchero avrebbe dovuto essere di ritorno da Reykjavík dove gode di una grande popolarità dovuta (anche) a una cover di successo di Così Celeste di una popstar islandese ed invece, come tutti noi, subisce le conseguenze di una pandemia che ha bloccato tutto e tutti e: “nella quale non si vede alcuna attenzione mediatica e della politica verso il settore della cultura e dello spettacolo. Poco documentate le proteste dei lavoratori”. Dovrebbe (il condizionale è d’obbligo di questi tempi) ripartire dall’Arena di Verona con i suoi 14 show previsti nei mesi di aprile e maggio 2021 (recupero degli show di settembre). Nel frattempo annuncia sorprese natalizie tra cui una versione corale e riadattata di Silent Night.
Zucchero risponde con meticolosità e rispetto a tutte le domande, si prende i rischi. Gli chiedo se, come canta nell’inedito Succede, ha ancora Bandiere rosse nel comò e soprattutto se la rivoluzione è ancora possibile: “Le bandiere rosse sono sempre lì e rappresentano la mia terra e le mie origini ma oggi non c’è nessuno in cui mi possa rispecchiare politicamente. Musicalmente non aspettarti una rivoluzione dal rock che ha perso purtroppo questa funzione, ora ricoperta in parte dal rap“. Don’t cry Angelina è una dedica ad una giovane ragazza partigiana ispirata da un testo di Ezio Meroni (Angela, una storia d’amore nella guerra partigiana), Non illudermi così (cover di Don’t make promises di Tim Hardin) diventa un attacco neanche troppo velato alla finzione dei tempi attuali: falsi come facebook, tutti quei bacini ai colli, colline e valli di bugie. “Ai finti abbracci preferisco una stretta di mano. Sono fatto così“. Del video con Sting ricorda la sveglia alle 6, abitudine dell’ex bassista dei Police conservata dai tempi in cui ragazzino consegnava il latte all’alba e sorride sornione. Ironia e malinconia, sarcasmo e blues, cazzeggio nobile e rock d’autore, Zucchero è uno dei pochi artisti davvero internazionali del patrimonio nostrano. Proteggiamo lui per fare del bene (anche) a noi.
Paola Gallo©