TOSCA LIVE A STRESA: CLASSE, CURA, RINASCITA

Stresa, 24 luglio 2020

Tosca, il suo viaggio intorno al mondo, Stresa, un’isola illuminata di suggestioni ed io che sembro approdata nel paese delle meraviglie. Da un lato mi sembrava di non essermene mai andata da lì, da sotto un palco, dall’altra il groppo di emozione che spingeva in gola  era il chiaro segnale che l’astinenza è un peso e che la dipendenza dalla musica è l’unica davvero salutare.

Ingresso in sicurezza con mascherina, posti a sedere distanziati ed una voglia palpabile di bellezza e normalità. Sono felice che sia Tosca la sacerdotessa di questo inizio nuovo perché è di una bravura eccezionale e la sua scaletta ti fa girare il mondo con idiomi e suoni evocativi, dalla tarantella al tango, da Roma al Brasile. Il mappamondo illuminato è lì sul palco e il viaggio (in direzione Morabeza, il suo nuovo splendido album) parte da Efige to traino cantata in lingua greca. Serve un attimo per comprendere che qualcosa di unico sta per accadere. Due ore di grande musica sulle rive del lago con un’Isola Bella illuminata che fa da sentiero naturale a un cammino che tocca, tra le altre, la Francia (Comme s’il en pleuvant), l’Africa (Nongqongqo) e il Brasile (Cha de panela) passando per le strade di Napoli (Secondo Coro delle Lavandaie), Roma (Nina Nina la voce dorme) e la Lucania (Cubba Cubba).

Una band di donne ispirate e polistrumentiste: Giovanna Famulari, Alessia e Fabia Salvucci dà vita, insieme a Massimo De Lorenzi alla chitarra, a uno spettacolo che accende gli occhi e fa immaginare terre lontane facendone quasi sentire gli odori. Il tutto tenuto insieme dalle parole di Fernando Pessoa e da alcuni dei più salienti passaggi del suo capolavoro incompiuto Il libro dell’inquietudine: Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione, nel treno del mio corpo, o del mio destino, affacciato sulle strade e sulle piazze, sui gesti e sui volti, sempre uguali e sempre diversi come in fondo sono i paesaggi. Se immagino, vedo. Che altro faccio se viaggio? … Racchiuso in queste frasi lo scopo del progetto: invitare alla conoscenza, ad aprire la mente verso le altre culture, alla bellezza della diversità, non per necessità di uno spostamento ma per  lo splendore della condivisione, partendo da ciò che unisce a tutte le latitudini, la musica.

Teatro, musica e arte si fondono nella carriera di Tosca che negli anni ha delineato con forza la volontà di creare, interpretare, conoscere, liberata dagli standard dello show business dai quali non si fa cannibalizzare nemmeno dopo l’eccellente passaggio sanremese con Ho amato tutto  che chiude il concerto con suadente consapevolezza. Nei bis c’è spazio per un divertissement semi lirico (se siete puristi vi invito a lasciare la platea) e per Il suono della voce, testo di Ivano Fossati cucito sull’intensità di Tosca: L’amore pietra scolpita perfino nei miei sogni e non sarò mai abbastanza decisa d’ascoltare quella voce che mi dice di restare in cima alla mia vita…

Un concerto speciale, una necessaria immersione nella bellezza del viaggio, nello stupore di lingue diverse. Tosca ha trovato un punto perfetto, l’equilibrio speciale tra cultura e divulgazione, pop e musica alt(r)a. Veste un abito che le sta benissimo pronta ad arricchire le anime di chi la saprà ascoltare.

Paola Gallo©

 

 

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