Milano, 29 maggio 2019
Mario Venuti è quell’artista che a un certo punto delle sue canzoni ti butta in faccia un “…mi ubriaco ancora di speranza e di una PROMESSA INFINITA” sottolineando quanto la vita possa sorprendere e divertire anche uno che era alla continua ricerca del suo posto nel mondo, non sempre a proprio agio e che sosteneva “Allora è meglio che tornino le ombre, fa troppa luce la parola sempre…”. Soyuz 10 (album in uscita il 31 maggio) è un disco potente , elegante, pop, figlio di questa epoca ma soprattutto delle riflessioni di un ragazzo adulto con una voce di acqua e di sale che provoca e accarezza. Uno che riesce ad ammettere che “oscena è la tristezza più che stare nudi in piazza” e che comunque non ti fa mai stare veramente tranquilla. Gli artisti che mi piacciono non forniscono mai soluzioni ma letture e Mario Venuti è uno di questi.
Frammenti di musica nuova. Esce venerdì Soyuz 10 e @mariovenuti lo racconta alla stampa: “Nessun riferimento musicale preciso, voglio essere libero come i Beatles in Revolver, uno dei miei dischi preferiti” pic.twitter.com/0f9bHzA3A0
— PaolaGallo ? (@OndeFunky) May 27, 2019
Soyuz 10 porta in sè tutta l’iconografia pop delle missioni spaziali sovietiche e i colori di un’arte pop alla Basquiat . E’ un disco in cui si parla d’amore, che guarda dentro molto più del precedente anche se non mancano le osservazioni sui vizi odierni come ne Il vaso di Pandora dove la protagonista è la schiavitù moderna: “Impossibile ormai disconnettersi come uscire da questa prigione, negare questa religione e riuscire a non sottomettersi”. Le canzoni, gli amori e le pagine scivolano tra le parole di Venuti e Kaballà (solida unione artistica da anni) con l’incursione di Bianconi in L’essenza, canzone di pura felicità e passione: “un atto unico va in scena: la vita senza replica”.
Essere pop è una conquista, uscire dalla propria raffinatezza e provare a mischiare le mani e la voce con quelle degli altri è una conquista e Mario Venuti riesce in questa difficile operazione. Fammi vedere IL MONDO COI TUOI OCCHI…dammi un altro nome che sono diverso da com’ero ieri è il riuscito tentativo di questo disco, da ascoltare e vivere col finestrino abbassato perchè è meglio aver vissuto un’ora di pura magia che lunghi anni di pura aridità (Nostalgia del futuro). Primavera di musica, estate di belle canzoni.
Paola Gallo