Milano, 9 aprile 2019
Figli di nessuno parte con un grido profondo che (ri)disegna il manifesto della scrittura di Fabrizio Moro (qui la recensione dell’ultimo disco di inediti Pace), che anche a 44 anni (oggi è il suo compleanno) rimane un adolescente dagli occhi profondi, uno che ha imparato e sa “Scrivere trascrivere la vita segnare il tuo passaggio con un coltello spinto a forza sopra ad ogni tua ferita”. Diritto e senza filtri, Fabrizio Moro ribadisce nel suo decimo album di inediti il suo amore per la vita, nonostante tutto: “rispetto a te pezzo di fango noi siamo vivi affamati e nel digiuno Figli di nessuno“. E già dal primo singolo Ho bisogno di credere si intravedeva il senso e il bisogno di questo nuovo viaggio: “ho fede nelle buche dove sono inciampato nelle mie ginocchia rotte e nei giorni che ho sbagliato perché oggi non mi spezzo e non abbasso mai lo sguardo e se sono così forte lo devo solo al mio passato ho fede in te e ho fede nel colore”.
Fabrizio Moro, artista e autore coerente, non risolve tutto con la consolazione, ma sa trovare la giusta fede in se stesso e nella luce che tutti noi possiamo trovare. In questo Figli di nessuno alterna la speranza e la paura, le ballate a pezzi più sincopati come un Arresto cardiaco: “che strano la vita è un vestito perfetto che spesso però non sappiamo indossare ma calza a pennello se impari che a un tratto puoi smettere di respirare” o come Non mi sta bene niente e Quasi. L’amore (superba in questo senso Come te) viene declinato in speranza e quotidianità. L’ideale e la concretezza dei giorni, il senso di tutta una vita.
Stralci di nostalgia, ricordi di un’Italia che fu e questa vita che va, sono tematiche che attraversano un disco che lascia spazio anche a un brano atipico in odor di rock’n’roll ironico e con un hashtag davanti al titolo #A che fa da preludio ad una chiusura commovente che si apre con un pianoforte per i titoli di coda di un disco muscolare e imprevedibile che sa passare dal cuore al sorriso, attraversando le lacrime necessarie per crescere. Archi e voce quasi sommessa per dire che: “ma tu sei sempre qui a salvarmi da me stesso e mi sembra che la vita sia bellissima QUANDO TI STRINGO FORTE e mi sembra che la vita sia bellissima quando ti stringo forte”. Fabrizio Moro alla fine vuole dirci che siamo noi quelli che possono salvare se stessi dall’abisso. Lui c’è riuscito e questo è l’esempio migliore. A domani per la video intervista con Fabrizio Moro. Vi aspetto sempre qui.
Paola Gallo
Mi viene da scrivere grazie perché finalmente si inizia a comprende l’immenso mondo di Fabrizio la meravigliosa bellezza della sua anima, l’esempio di vita che porta in se, il senso profondo dei suoi testi e l’invito fatto di testimonianza diretta al cambiamento al miglioramento, alla possibilità di essere veri e non perdere umiltà e concretezza anche quando si esce dallo stato di necessità e frustrazione. Insomma Fabrizio un mondo davvero da conoscere e per far star meglio se stessi. Grazie
Conosco e apprezzo la natura di Fabrizio da molti anni, sono felice che oggi la sua testimonianza e la sua musica abbiano una platea molto più ampia
Già da Pensa si capiva l’uomo che sarebbe diventato! Per chi come me lo segue è un grazie per quello che musicalmente ci regala. Anche il singolo che ha aperto questo lavoro “Ho bisogno di credere” fa presagire che sarà un ottimo lavoro. Meno di 23 ore e si saprà di più. Penso non mi deluderà come mai fai tu con le tue recensioni. Scusami se non trovò il tempo per commentare quasi tutto, anche se tu sei quella persona che mi fa conoscere sempre dei validi artisti nuovi. Buon fine settimana carissima ???
Fabrizio è un artista “a tutto tondo” che sa arrivare al cuore dei suo fan perchè è vero, è puro, perchè è Fabrizio. Dopo vent’anni è ancora lui, quel ragazzo di periferia che non ha mai rinnegato le sue origini, anzi, ne ha fatto delle canzoni molto profonde. Questo è Fabrizio.