Reggio Emilia, 17 marzo 2019
Nessuna differenza tra palco e realtà. Anzi il palco esalta le potenzialità di Start, il nuovissimo disco di Luciano Ligabue (qui la mia video intervista) suonato davanti ai giornalisti e a quasi 300 fortunatissimi fan alle Fonderie Italghisa di Reggio Emilia, il locale che nel 1992 accolse il primo show case di Luciano. Ci sono anche 2 giovanissimi che stanno per sposarsi. Essere stati estratti per lo show di questa sera è il regalo più grande, mi dicono e davanti a me scorrono le generazioni che da più o meno da trent’anni seguono il rock sanguigno del Liga.
Quello che mi fa la guerra resiste all’apice delle mie preferite di #start @ligabue prove generali di tour a Reggio Emilia pic.twitter.com/jA2PvkKrQj
— PaolaGallo ? (@OndeFunky) March 17, 2019
Schietto e mai eccessivo nelle sue esternazioni, Ligabue è figlio di quell’Emilia operaia dove ancora oggi vive e che spesso racconta nei suoi film. Dolore e speranza, concretezza e gioia di vivere. Provincia che fa tenere i famosi piedi per terra, che protegge, che tiene aperti quei bar (Mario) dove essere social davanti a un bicchiere di vino con gli amici di sempre (presenti anche al concerto e raccontati in Ancora noi). Un mondo che è entrato anche in Start che suona alle Fonderie canzone dopo canzone: chitarre, basso e batteria. La band al completo occupa il piccolo palco con lo stesso impeto con il quale suonerà negli stadi italiani a partire dal 14 giugno (Bari) e rende le nuove canzoni nervose, vitali, pronte a far parte di una scaletta che annovera ormai parte della nostra storia.
E si capisce bene il peso artistico di alcuni brani di Ligabue. Non appena partono le note di Questa è la mia vita con quel “non è mai successo che pagassero per me” il pubblico urla e si commuove, sempre. Come sulle note di quel mediano struggente che vince casomai i mondiali o della protagonista di Quella che non sei tagliuzzata dai (pre)giudizi di chi le chiede di essere troia o sposa e nulla più. Il finale è con il brano dove tutto è cominciato Balliamo sul mondo e la chiusura epica è Tra palco e realtà, la dimensione più autentica di Ligabue che ringrazia il pubblico al quale ha appena regalato la dedica di Io in questo mondo e un piccolo sogno, un’anteprima intima di uno show che sarà per l’ennesima volta oceanico. E anche se qualcuno storcerà il naso, questo è rock italiano, sfrondato dagli eccessi. Sobrio ma profondo come l’amore, la provincia e la nostalgia raccontati (anche) dalle nuove canzoni. Tornando a Milano si vince anche il derby, non poteva essere diversamente visti gli innumerevoli brani prestati da Ligabue negli anni alla curva nord urlando contro il cielo.
Paola Gallo©