Milano, 28 gennaio 2019
Pierdavide Carone sa sicuramente scrivere canzoni e ha quel tocco di genialità, estranea al senso comune, che tanto lo accomuna a Lucio Dalla, che credeva talmente nel talento di questo ragazzo, da tornare sul palco del teatro Ariston a Sanremo e sfidare, come sempre ha fatto, i luoghi comuni di quel che conviene o meno a un grande artista. La Nanì cantata nel 2012 era giustappunto una prostituta, ancorchè romanticamente raccontata nel testo della canzone: “Venti euro di verginità, quelli al padrone, la mia che resta qua. Dimmi perché tu ami sempre gli altri ed io amo solo te...” e di queste figure non lineari se ne incontrano diverse anche nella breve storia di Carone.
Ecco #Caramelle per la prima volta live davanti ad un pubblico che non smette di applaudire @Carone_Official e @DearJackOf #milano pic.twitter.com/mfQv8sSuAL
— PaolaGallo ? (@OndeFunky) January 11, 2019
Caramelle, sostenuta e alleggerita da una musica incalzante e da un featuring con i Dear Jack, parla di pedofilia. Il testo è un flash doloroso e molto crudo sull’istante in cui si consuma l’orrore. La canzone non è rientrata nell’elenco di quelle che la commissione artistica presieduta da Claudio Baglioni ha ammesso in gara al Festival e, intorno a questa esclusione, si sono consumati clamori e polemiche non sempre commisurati. Smentita in tutti i modi la censura (di violenza domestica si parla tra l’altro nella canzone di Irama in gara a Sanremo), Carone e i Dear Jack hanno imbracciato gli strumenti e (giustamente) sfruttato i riflettori mediatici accesi sulla canzone. Hanno iniziato un tour e ricevuto il forte sostegno di molti artisti e colleghi, che hanno applaudito la scelta non facile di trattare un tema così scomodo in una canzone. Di questo e altro ho parlato con Pierdavide in questa videointervista esclusiva.
Paola Gallo