Milano, 27 aprile 2018
Lorenzo Fragola lo spiega bene già da Battaglia Navale, la canzone che apre il suo nuovo disco Bengala: “Notti che lotto con i miei incubi, semplice paura dei miei limiti scomodi da affrontare…”. Ventitré anni compiuti ieri e una chiarezza d’analisi impressionante.
#Bengala è un album con il quale mi sono domandato chi fossi davvero. Un viaggio fisico, sonoro e interiore, affrontato in un momento delicato. 10 canzoni che raccontano tutte le fragilità di un ragazzo della mia età @fragolaofficial #bengala #Pressconference pic.twitter.com/nXLjeEkqyM
— PaolaGallo ? (@OndeFunky) April 26, 2018
Seduto sul palco dell’Arci Bellezza a Milano, scelta nobile e romantica, ammette subito: <<Sono molto emozionato. Bengala è più di un disco per me, metaforicamente ho lanciato un razzo per chiedere aiuto e alla fine ho segnalato la mia nuova posizione. Non mi riconoscevo più, ero pieno di rabbia. Il personaggio si era totalmente allontanato dalla persona. Ho voluto rischiare e scrivere un disco che fosse la fotografia di un ragazzo della mia età con tutte le sue fragilità.>>. Ammette di aver passato 3 anni di non vita, sconvolto e arrabbiato. <<Ho partecipato a Sanremo con la prima canzone che avevo scritto in italiano (Siamo Uguali) e non ero affatto sicuro che fosse la cosa giusta da fare. Le canzoni del passato ora mi fanno tenerezza. Ho sviluppato la scrittura dei brani in italiano e mi sono guardato dentro. Bengala è stato un disco terapeutico>>
E tutte queste premesse si ritrovano nel nuovo disco che cerca di regolare il proprio peso specifico tra ballad intense e davvero efficaci come Lontanissimo, dove per la prima volta usa anche uno slang inaspettato ma necessario: Te lo giuro che io vado lontano lontanissimo e sto malissimo e fanculo! e brani inusuali e complessi come Cemento praticamente due canzoni in una, pensate insieme sia a livello di storia che di sonorità e che uniscono due concept stilistici diversi: << L’ho dedicato ad un amico stretto con cui ho perso i rapporti da più di un anno: nella prima parte ho usato le parole e le frasi che lui stesso mi ha rivolto in passato mentre nella seconda, insieme a Mecna, lo stesso argomento è visto da un altro punto di vista quando, dopo aver superato il dolore, entra in gioco l’orgoglio che muta la rabbia in parole forti ma dette in modo leggero>>.
E poi c’è Amsterdam (una delle città dove è stato registrato il disco) che parla della distanza e della difficoltà di mantenere dei rapporti che, una volta finiti, si trasformano in oggetti, in ricordi. Una bella prova vocale ed emotiva. Un gancio con quello stile che ci ha fatto conoscere Lorenzo e che un po’ si era perso negli anni, probabilmente insieme a lui. SuperMartina è condivisa con Gazzelle (cantautore romano molto promettente) conosciuto tramite il produttore Federico Nardelli: <<Ci siamo trovati fin da subito in sintonia e abbiamo scritto questo pezzo in un solo pomeriggio subito dopo la registrazione di Lontanissimo. In pratica una sorta di jam improvvisata>>. Ed anche la canzone appare un affresco che parte per gioco e si sviluppa con rapidità in un susseguirsi di parole ed immagini.
Rimane solo una traccia in inglese Echo (forse un’evoluzione della fortunatissima The Reason Why) e davvero molto poco della “confezione”. Quello che ascoltiamo in Bengala è un ragazzo cresciuto nel dolore e pronto ad affrontare i suoi demoni con una nuova veste. Nessuna scelta di campo, ma una libertà nuova e molto evidente. Un buon disco, un prezioso tentativo di essere (di nuovo) se stessi. E sono pronta a scommettere che arriverà anche al suo pubblico, con uno sforzo forse, ma necessario.
Paola Gallo©
Ciao Paola! Ho ascoltato il disco, mi ritrovo abbastanza in quello che hai scritto, anche se penso che Lorenzo possa fare di più. Capisco il voler maturare, faccio fatica però a comprendere questa quasi imposta necessità di “diventare indie” nella scrittura e trap nei suoni. Poche sono le tracce che continuerò ad ascoltare. Gli auguro comunque un in bocca al lupo ?
Non credo che la sua intenzione sia diventare indie ma semmai di diventare se stesso e devo dirti che a me la confusione e il melting pop musicale che ha generato, piacciono molto