Milano, 2 giugno 2017
“Insomma ho 40 anni, il rap è una cosa per ragazzini. In Italia è una cosa per ragazzini. E io non parlo di locali, o di belle serate, vestiti firmati e la roba mia è molto più profonda del rap“. Sarà per questo forse che trovo Fenomeno di Fabri Fibra davvero un buon disco, canzoni che parlano a me e di me. Sarà che in questi giorni rifletto sugli anni e le rughe ma il Fibra quarantenne è il cantautore che ho voglia di sentire oggi. Che analizza il Red carpet che ognuno vorrebbe per la sua vita, i nuovi rapper e il pensiero comune spesso leggero, inutile, contraddittorio “Come pensa la gente, giuro non l’ho mai capito. Commentano tutti la forma mica il contenuto. Se vendi poco con la musica sei un fallito. Se vendi troppo con la musica sei un venduto”.
Un disco che invece di inneggiare alla legalizzazione delle droghe leggere, la motiva (Considerazioni) con uno skit, monologo di Roberto Saviano “Legalizzare non significa invitare tutti al consumo, legalizzare non significa spingere tutti a farsi le canne al contrario, regolamentare, sottrarre all’illegalità…”. Un testo chiaro, preciso, che motiva con chiarezza e dati numerici le ragioni della legalizzazione. Un album che parte dal fuori, dall’analisi della società, i social che illudono, il rap annacquato, i ragazzini che cercano la fama e se ne fregano del talento e che arriva ad una autoanalisi dura, commovente, dolorosa. Un’indagine di famiglia, una psicoterapia violenta che esplode in Nessun aiuto “Mia madre dice a Nesli distruggilo nelle interviste. Così vedranno che se lo insulti quello non reagisce, come si dice da piccoli: ha cominciato lui per primo…” e Ringrazio “Mia madre mi soffoca da quando sono nato, mi vorrebbe morto dopo quello che son diventato. Per lei è difficile accettare che ora sono grande, prendevo botte fino a quando non usciva il sangue…”. Racconti di una durezza tale che fanno impallidire le explicit lyrics dei precedenti dischi.
Fenomeno è un disco che si sa anche alleggerire senza perdere per strada i contenuti. Pamplona, ad esempio, in cui incontra la voce e l’intento musicale di Tommaso Paradiso (Thegiornalisti) è, per il mio gusto, il successo dell’estate eppure della leggerezza di Vamos a la playa o Roma Bangkok non ha proprio nulla: “Oggi le modelle fanno le DJ, la bella gente, la pista, le luci e le ventenni vanno a letto con i vecchi per pagarsi una borsa di Gucci“. Qualche giovane amico purista che amava il Fibra pre-major sostiene che questo disco è robetta, ma io a dire la verità sono satura dei fan fanatici che scappano inorriditi al primo segno di consenso popolare del proprio artista. Amo questo disco, lo ascolto a tratti ipnotizzata. E sono felice di avere un album da far girare in auto senza stancarmi di ascoltarlo. “La gente posta foto dei piedi, le tipe mezze nude le vedi. Le femministe su Instagram non le vedi” Ecco magari non sarei così rigida, però oggi capisco ed entro nel Fibra pensiero, nato il 17 ottobre come me, solo, spesso anche in mezzo a centinaia di persone.
Paola Gallo©