RAIGE e ALEX finalmente insieme

Milano, 22 febbraio 2017

Con tutto l’affetto per Giulia Luzi, che trovo deliziosa e ricca di futuro, penso che Raige, anzi Alex Andrea avrebbe dovuto affrontare il palco del Festival di Sanremo da solo e con uno dei tanti brani/pugno allo stomaco contenuti in Alex Sanremo Edition. Uscito in settembre e da me colpevolmente non approfondito, il passaggio evolutivo di musica e scrittura del rapper torinese è davvero evidente nelle canzoni necessarie chiuse in questo lavoro che segna la svolta artistica e forse umana di un anima libera che così motiva la sua decisione: “Quando mi sono reso conto che lo schiavo sotto padrone l’ho già fatto per troppo tempo, ho capito di potermi prendere la responsabilità di provare a fare quello che più mi piace”.

Ed è chiaro che gli piaccia scrivere con la lama tagliente e l’intensità del rap perché, come mi diceva Grido qualche giorno fa, puoi togliere un rapper dal rap ma non viceversa. Ed è per questo che un brano come Tempesta prende quota nei bit senza perdere l’intensità di “una tempesta di sogni” e Il rumore che fa (condivisa con Marco Masini) gioca con le parole e il destino con la destrezza di un uomo che “conserva i ricordi e spegne il rancore” e sa bene che “Chi si spegne nel dolore ancora prima di morire muore”. Non c’è niente da ridere insomma come da omonimo brano, ma quelli di Alex sono i passi importanti di un momento di crescita. Una traduzione in strofe, musica e canzoni di riflessioni che probabilmente stavano troppo strette nella rigida e a volte intollerante scena rap.  “Cosa te ne fai del fuoco senza un inverno da attraversare…questa vita che non fa mai sconto nel fango e nell’oro è il capolavoro“. Sorrido pensando che in questo disco Capolavoro sembra una parente di Che sia benedetta di Amara e Fiorella Mannoia.

Una scrittura , quella di Raige, che anche Tiziano Ferro ha voluto nella title track del suo ultimo disco Il mestiere della vita.  Insomma alcuni indizi ci avevano già fatto capire chiaramente che quel ragazzo che indossava maglie larghe per trattenere la rabbia più che la pancia (Perfetto) ha voglia di scrivere e lo stile necessario per farlo, misurandosi anche con l’interpretazione e la vocalità della musica.  Tra le novità di questa nuova edizione del disco, una chiusura con una versione 2.0 molto azzeccata di C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones (sempre con Giulia Luzi), Dimenticare (mai) con Annalisa e due inediti.  Credo fosse tempo di uscire allo scoperto e il coraggio mi pare non manchi. Con qualche fragilità e musiche da regolare, a seconda dell’intensità, credo che questo disco sia un buon passo, un esempio di quella buona contaminazione a cui l’Italia (musicale e  non solo) dovrebbe abituarsi e perché no affezionarsi.

Paola Gallo

 

 

 

 

 

 

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1 Comments

  • Il problema secondo me non è stato tanto la presenza di Giulia Luzi, ma la canzone troppo banale

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