Mondo, 4 gennaio 2017
In questo tempo di tosse, cura e riposo forzato, i pensieri e i ricordi respirano più forte e si concedono immagini così vivide da sembrare reali. Il primo concerto di Pino Daniele è stato per me musica nuova, sperimentale. Nero a metà uno dei dischi della vita. La prima intervista una sfida raccolta con coraggio e, alla fine, vinta con un rapporto di fiducia e (auto)ironia. Ho commentato all’Arena di Verona l’ultima condivisione corale delle sue canzoni e poco dopo lui se n’è andato all’improvviso portandosi via quell’espressione calma e divertita, che quando ti “comprendeva” ti faceva sentire importante.
Sono già passati 2 anni, una brutta notizia di inizio gennaio. Quando l’ho saputo, ho pensato che mai più nessuno mi avrebbe detto “sono pazzo di te”. Le canzoni danno risposte e consolazione e quando chi le ha concepite se ne va è un po’ come perdere riferimenti. Come crescere senza più i genitori.
Ci penso ancora a quella festa dopo concerto piena di volti e risate, alle risposte divertite, alla stima reciproca, a quel modo di suonare la chitarra che la rendeva voce. Banalmente le canzoni restano anche senza i loro padroni, sono libere, si perdono nei cuori altrui. Pino però mi manca uguale, come quegli zii che sanno sdrammatizzare al momento opportuno e che non ti possono più consigliare il libro giusto. Lo voglio ringraziare da qui con affetto e dolore perché se questo luogo di scrittura esiste è anche grazie a quelle canzoni coraggiose e piene di poesia che ha saputo inventare.
Paola Gallo
Ho conosciuto Pino grazie alla sua morte che ha scosso l’Italia intera…anche da morto ha fatto miracoli….GRAZIE PAOLA PER QUESTO MERAVIGLIOSO ARTICOLO.
Mi sono espresso male…non ho riletto il messaggio….quello che volevo dire era che purtroppo ho conosciuto la musica di Pino solo dopo la sua morte e mi é dispiaciuto tantissimo non averlo potuto apprezzare da vivo