Milano, 20 novembre 2016
Dopo aver letto gli strascichi di polemiche su chi lascia e chi resta e di omaggi consumati alla velocità di uno spot pubblicitario, ho riguardato ieri l’ultima puntata di X-Factor. Raramente ho visto un programma confezionato meglio. Luci, coreografie, colori, battute, tutto è costruito alla perfezione. Eppure proprio per questo di un cinismo spietato. Tutto al servizio della confezione, quasi totale assenza di verità. Forse l’equilibrio tra televisione, anima e musica è davvero impossibile.
L’ultima puntata si è aperta con un ricordo a Cranio Randagio, artista 20enne ex concorrente del programma. Bellissimo, commovente, da brividi. Via la maschera del dolore, comincia lo show, in un attimo così piccolo da sembrarmi offensivo, sgarbato. Scorrono gare e canzoni, sono attratta morbosamente dalle coreografie, perdo facce e arrangiamenti. Mi ricordo di una inutile Caruso sospesa in un mare bellissimo, dei Soul System che sembrano gli ospiti internazionali, di una straordinaria Gaia 19 enne amata ai provini che ritrovo trasformata nella nuova Britney e di uno squarcio di umanità e ironia nella performance di Andrea su Monnalisa di Ivan Graziani.
E ben venga anche la coreografia ricca di divertentissima autoreferenzialità di Manuel Agnelli che, vi dirò, non trovo affatto spietato come tutti scrivono, ma semplicemente se stesso. E’ l’unico infatti che interpreta correttamente la decisione di Daiana Lou, coppia di ragazzi dalla storia difficile, che decidono di abbandonare il “tritacarne” e lasciare il posto agli altri due concorrenti in ballottaggio (tra Fem e Loomy preferisco anch’io di gran lunga il secondo).
Fedez li incalza nel tentativo sgradevole di intimorirli : “Questa è la televisione”, Arisa ha lo sguardo chi ci è già passato e abbozza comprensione, Alvaro Soler, il loro coach, non pervenuto. Sembra non provare sentimento alcuno e temo che in questo lo penalizzi la lingua. Manuel è l’unico a tentare un’analisi umana: “Questa è la televisione ma loro non potevano saperlo, ci sono passati e hanno il diritto di decidere che basta così”. Saggio e autentico, la bella anima che ricordavo.
Forse perché ho sempre sofferto la perfezione e amato troppo la musica, patisco questo compromesso. Mi terrei qualche brufolo in più e qualche sporcatura di chitarra per capire se davvero di fronte a me c’è un artista. Mi chiedo se il talent sia davvero l’unico ponte possibile per fare il cantante di professione o solo l’accesso più facile. Spero sempre nei tempi giusti, prego che non tutto venga ingurgitato e vomitato in fretta e rispetto la scelta di chi se ne va. Batte un cuore anche nei luoghi più inaspettati e spero che questo sgarbo abbia fatto bene anche a X-Factor e al suo implacabile desiderio di perfezione che uccide, al bisogno, tutto il resto.
Paola Gallo©
Sempre perfetta nelle descrizione. Anzi, scusa.
quasi perfetta, perché la perfezione non esiste
?