Milano 24 novembre 2016
I poeti, i matti e i rivoluzionari sono gli unici che non smettono mai di sentire la voce dei sogni. Credo che Simone Cristicchi sia le tre cose insieme. L’ho conosciuto anni fa a Viareggio al festival Gaber come massimo esponente del teatro canzone, l’ho ritrovato a Sanremo con un passaggio così commovente da riuscire a vincere. Dimostrazione che la bellezza così evidente a volte travolge anche gli occhi più cinici. Si è occupato nel tempo di “cause perse”: i matti, le foibe, gli eroi minori. Voleva cantare come Biagio Antonacci e ha scelto una strada difficile, faticosa immagino, ma straordinaria per chi ha gli occhi giusti per accorgersene.
L’ho visto a teatro con Mio nonno è morto in guerra, Magazzino 18 e ieri sera a Milano con Il secondo figlio di Dio e posso dire, prendendo in prestito una definizione inglese, che è proprio la sua tazza di te. I monologhi sono difficilissimi e lui non sbaglia, sposta carri, costruisce chiese e non perde mezza battuta. Ha la commozione, i tempi e la memoria perfetta per raccontare storie che però non sono mai comode e non hanno nemmeno il lieto fine, come quella di David Lazzaretti, il cristo dell’Amiata raccontata da Simone anche nell’omonimo saggio pubblicato per Mondadori. David vede la possibilità di un mondo migliore e la cosa straordinaria è che fa di tutto per realizzarlo. Ma, nel 1871 come nel 2016, chi fa progetti di giustizia sociale viene guardato con sospetto e paura e, nel migliore dei casi, isolato, nel peggiore, ucciso. Lo sguardo alto di Cristicchi è però l’andare a mettere luce anche nel cuore dei colpevoli, dei cattivi. Scrutare la fragilità e non avere mai una visione unica delle cose. Misurarsi con l’arte di Simone è per me sempre occasione di apprendimento e per questo lo ringrazio e lo consiglio a tutti, come una medicina o meglio come un antidoto (in scena al Teatro Carcano di Milano fino al 4/12) . Nei prossimi giorni dovrei incrociare di nuovo i suoi folti ricci e la barba da profeta per una bella intervista da condividere qui sulle Onde. Stay tuned.
Paola Gallo