Blackcat
Zucchero Fornaciari
#RecensioneFunky

Milano, 28 aprile 2016

Una produzione di altissimo livello, un suono avanti anni luce. Un album, cd, vinile che può stare negli scaffali di un negozio di New York, Chicago, Tokyo, Brescello. Quello che amo di Zucchero è l’ironia, la serietà, il saper essere anarchico e cialtrone. Blues e leggero, ma sempre profondo e armato di grande onestà. Zucchero sceglie i produttori con qualche anno d’anticipo e prende terribilmente sul serio il lavoro di preparazione dei suoi dischi, che infatti non risultano mai ovvi o banali. Black Cat non fa eccezione. E’ anticipato da Partigiano Reggiano che non rinuncia a una speranza di progresso tinta di rosso, pur rimanendo un brano utopico, hippy, pieno di suoni che dominano l’airplay radiofonico. L’autore dice che gli piacerebbe che nascesse una generazione alternativa agli Scout, un esercito di piccoli Partigiani Reggiani. Io sorrido, speranzosa.

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Le nuove canzoni sono attraversate (nelle diverse versioni del disco pubblicate in tutto il mondo) da Mark Knopfler, Elvis Costello, il chitarrista giapponese Hotei, i produttori e Bono degli U2. Suo è il testo di “Streets of Surrender” canzone mistica, di resa, di misericordia e bontà. Ma questo non tragga in inganno o almeno non definisca il tratto di questo disco che con “13 Buone Ragioni” cerca di spiegare perché è meglio: “preferire una birra a una come te” e con “La tortura della luna” ricorda che “c’è qualcosa che striscia tra l’erba liscia e la coscia”. Zucchero è per sua stessa mano “Diavolo e Santiera” e regala preghiere, blues e canzoni fatte di sogni. Amo questo brano (Fatti di sogni) che legittima la speranza, il sorriso dell’essere per bene. Ecco perché stimo Zucchero, perché è una star internazionale con la coscienza di un uomo, anzi di un ragazzo che vive per la musica e l’amore, con la stessa serietà. E che sa farti piangere e ridere tra la neve e un panino al salame.

PaolaGallo©


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